

ADHD Disturbo da deficit di Attenzione e Iperattività
COSA E' L' ADHD. Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
L'ADHD, acronimo inglese che indica un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è classificato dal Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali come un disturbo che si sviluppa in età evolutiva caratterizzato da difficoltà a direzionare la propria attenzione in modo funzionale al compito che si sta svolgendo e dal bisogno costante di essere fisicamente in movimento.
L'ABUSO DI QUESTA DIAGNOSI E I TRATTAMENTI DISGIUNTI
Sembra che basti essere un po' più vivaci del consentito, non stare attenti alla maestra per entrare nel proprio mondo parallelo e avere qualche scatto di ira in più del normale che subito si getta sul bambino l'etichetta ADHD, facendo ricadere l'attenzione sul "comportamento disturbato", e senza per altro considerare l'altra metà dell'etichetta diagnostica, ovvero il deficit di attenzione.
A quel punto il trattamento proposto è di tipo psicologico e sociale che si concretizza in:
- trattamento psicologico individuale o di gruppo finalizzato alla gestione delle emozioni, dell'impulsività e all'espressione comportamentale delle stesse in modo adeguato.
- trattamento sociale: nel contesto scuola viene steso un PDP Piano Didattico Personalizzato (che di personalizzato ha gran poco!) nel quale si autorizza gli insegnanti a d adottare delle modalità didattiche specifiche basate spesso sul dispensare il bambino da alcuni compiuti.
Qualora poi questi interventi non portassero ad un miglioramento del comportamento del bambino viene proposta la sedazione tramite terapia farmacologica (a base di Metilfenidato cloridrato appartenente alla categoria degli stimolanti del Sistema Nervoso Centrale per la Narcolessia).
Ho sempre trovato questo processo dalla diagnosi al trattamento come un discorso senza capo né coda, il piano neurologico e il piano psicologico continuano ad alternarsi senza soluzione di continuità, generando confusione e portando a scarsissimi risultati.
LA MIA ESPERIENZA E IL MIA PROPOSTA DI TRATTAMENTO
La mia forma mentis è caratterizzata dal pensiero critico: in tutte le esperienze di vita che faccio, mi piace mettere in discussione la prima impressione, solo così posso cogliere dettagli che ad una prima occhiata sembrano insignificanti e cogliere la totalità di ciò che sperimento.
Così anche nel lavoro non posso fare a meno di osservare, interrogarmi, guardare da un'altro punto di vista.
Nel mio rapporto con la diagnosi di ADHD questo mi ha portato ad osservare che:
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il comportamento di un bambino a cui è stata posta l'etichetta ADHD è un comportamento "disturbante" (che non equivale a disturbato) che l'adulto di riferimento (genitore, insegnante, medico) non sa controllare
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le difficoltà di attenzione, se presenti, vanno studiate: la neuropsicologia ha differenziato diverse competenze attentive così come la presenza di diversi stili cognitivi, per cui, a fronte di un cervello strutturalmente nella norma, è probabile che non tutti i bambini abbiano gli stessi processi di ragionamento e attenzione
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i bambini soffrono terribilmente l'etichetta diagnostica poiché tutti i loro comportamenti vengono letti alla luce dell'ADHD : "fa così perchè ha l'ADHD", "lo sai che non puoi pretendere che si prepari lo zaino da solo, ha l'ADHD!" ...
IL PERCORSO DI TRATTAMENTO
FASE VALUTATIVA: fondamentale per comprendere la complessità all'interno della quale si sviluppa il comportamento disfunzionale del bambino/ragazzo è costituita da tre momenti.
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Primo colloquio con i genitori per l'indagine dello stile educativo
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Valutazione del funzionamento psichico del bambino attraverso gioco clinico o colloquio clinico (a seconda dell'età)
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Valutazione del funzionamento cognitivo del bambino attraverso test neuropsicologici per l'individuazione dello stile cognitivo e l'indagine delle funzioni esecutive (che sottendono i processi attentivi)
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Test per l'indagine delle posizioni relazionali all'interno della famiglia
TRATTAMENTO: consta di 2 fasi che possono essere modulate a seconda della specificità del caso:
1. Accompagnamento dei genitori. I genitori vengono accompagnati nella gestione delle difficoltà attentive del figlio trovando strategie che facilitino la comunicazione e nella gestione della rabbia e intolleranza alla frustrazione che spesso caratterizzano le modalità comportamentali di questi bambini.
2. Potenziamento neuropsicologico delle funzioni esecutive e soprattutto dell'attenzione del bambino.
IL RUOLO DEGLI INSEGNANTI. La scuola è il contesto di vita principale dei bambini/ragazzi e le differenze attentive possono portare a difficoltà negli apprendimenti. Per tale motivo effettuo dei colloqui periodici anche con gli insegnanti fornendo loro spiegazioni dei comportamenti disturbanti e strategie di gestione in linea con il percorso che si sta svolgendo in studio.