Il Conflitto di lealtà dei figli di separati
- Psicologa Psicoterapeuta Federica Cozzi
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Dubbi, sensi di colpa, comportamenti aggressivi, rabbia affliggono spesso i figli di coppie separate con elevato livello conflittuale, manifesto o taciuto. Sotto questi comportamenti può celarsi il cosiddetto "Conflitto di lealtà"

Seguendo le coppie in fase di separazione, o i ragazzi di genitori separati, mi capita spesso di raccogliere lo stupore da parte dei genitori di alcuni atteggiamenti di rabbia o chiusura in sé stessi dei figli a fronte magari di un rapporto “civile” tra gli ex coniugi.
E’ così che mi ritrovo a parlare del cosiddetto conflitto di lealtà.
A volte la lealtà è una zavorra pesante. Stephenie Meyer
Cosa è il conflitto di lealtà e quali sono le conseguenze su figli?
Si tratta di una situazione di sofferenza, dubbi e sensi di colpa che affligge i figli di una coppia con elevato livello conflittuale, manifesto o taciuto, che maturano un’esigenza di doversi schierare, di dover prendere “le parti” di uno dei due genitori. Affettivamente però questo non è loro possibile, visto il sentimento che li lega ad entrambi i genitori, motivo per cui si verifica una situazione di estremo disagio, con diverse conseguenze psicologiche per i bambini/ragazzi.
Spesso accade nelle separazioni che vi sia la percezione generalizzata di una “parte debole” (chi è stato lasciato, tradito) e una “parte forte” (chi ha lasciato, ha tradito). Accade così che i figli percepiscano una sofferenza, una tristezza, una debolezza in uno dei due genitori e non la ravvedano nell’altro che, pur soffrendo, manifesta un atteggiamento più propositivo verso il futuro e la propria vita. È inevitabile in tali circostanze che il figlio manifesti un atteggiamento protettivo nei confronti di chi percepisce più sofferente attraverso gli strumenti più consoni alla sua età.
Può accedere ad esempio che il figlio si scagli con aggressività non giustificata contro il genitore forte o che tuteli quello debole evitando di deluderlo, comportandosi come “il bambino perfetto”, accondiscendente, ed evitando di raccontare cosa fa l’altro genitore o quali programmi sta facendo con l’altro (vacanze, pranzi, gite…) a maggior ragione se è presente una nuova relazione.
Alle volte, purtroppo, è il genitore stesso a chiedere al bambino/ragazzo, come sta andando o cosa sta succedendo a casa dell’ex coniuge, o che chieda di non raccontare alla mamma/papà che ha una nuova relazione, che stanno facendo dei progetti per non farlo/a star male.
Paradossalmente (e il paradosso lo vede il senso comune “adulto”) anche quando gli ex coniugi cercano di mantenere un buon rapporto tra di loro per il bene dei figli (pranzando insieme, o condividendo piccoli momenti), se sotto questa apparenza vi è un conflitto/sofferenza, i figli vivono il cosiddetto doppio-legame: mamma e papà sentono una cosa e ne manifestano un’altra. i figli non capiscono più niente. Soprattutto nella fase iniziale di separazione è bene agire da coppia separata: tu con la tua vita, io con la mia. Se non c’è più il piacere di stare insieme non ha alcun senso farlo, ciò che chiedono i figli è coerenza, non uno scimiottamento di ciò che c’era prima e che noi abbiamo deciso di cambiare. E sottolineo CAMBIARE, non rompere. Ma della separazione come passaggio e non come rottura ne parlo altrove.
Tornando al conflitto di lealtà … se i vostri figli vi sembrano aggressivi senza una ragione, se vi sembrano apatici, se fanno fatica a dormire o provano ansia nell’andare a scuola, la prima cosa che dovete chiedervi è: il mio comportamento nei confronti di suo padre/sua madre è coerente con il sentimento che provo? E poi, il modo in cui lo esprimo impedisce a mio figlio di essere libero nel SUO rapporto con il papà/la mamma?
Se volete essere accompagnati in queste riflessioni e trovare insieme una modalità più funzionale di gestione delle relazioni, contattatemi, sarò volentieri al vostro fianco in questo difficile passaggio.
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